Nel resto del mondo, ma soprattutto nel mondo anglosassone, questa denotazione della maglia è stata più diluita. Inoltre, un mercato più vasto e più dinamico ha potuto e saputo cogliere meglio i sussurri delle nuove tendenze. Forse anche per questo la maglia proprio tra America in Inghilterra è riuscita ad attrarre molte nuove leve: non solo praticanti ed appassionate, ma anche designer giovani in grado di relazionarsi con il gusto e le esigenze (non solo in fatto di moda) delle loro coetanee e dei loro coetanei.
In questo contesto si è sviluppata una nouelle vague della maglia che, ormai affrancata dal portato utilitaristico, ha saputo fare della maglia non solo un moda ma anche un'attività ludica, edonistica e anarchica. Una sorta di maglia punk, che si ribella alle convenzioni fissate (o semplicemente le ignora) per lasciare la maglista libera di fare quello che vuole, di sperimentare come vuole con lo strumento prescelto.
Caduti i canoni che vogliono che la maglia si faccia in una certa maniera e solo così, cadute le norme che regolano la fattura, la costruzione vera e propria dei capi e quali capi (e oggetti!) si possano fare a maglia e quali no, il tricot è diventato attività dalla forte componente tecnica che supporta la creatività. La conoscenza delle tecniche non si limita più alle basi, utili per il maglione un po' sformato della nonna, ma si estende il più possibile per dare a tutte e tutti (perché altrove la maglia non è patrimonio esclusivo femminile, per fortuna) la possibilità di lavorare liberamente. Così i ferri e il gomitoli diventano non più utilitaristici strumenti della sopravvivenza familiare ma una sorta di kit da stilista domestico.
Allo stesso tempo, la maglia assume un valore extra come mezzo di socializzazione (mediante incontri stitch & bitch ma anche via Internet, grazie a forum e blog) e come prezioso strumento di rilassamento (knitting is the new yoga, si ripete ormai scherzosamente).
Ma l'Italia è ancora una sorta di terra di nessuno, un luogo in cui le nonne continuano sempre più stancamente a produrre capi informi e ragnatelosi che le nipoti ripongono negli armadi, mentre la maglia proposta rimane ferma a stilemi e mode stantii, limitati e limitanti.
Il capo unico e assoluto è e resta il maglione, la sciarpa è il capo elle principianti che, una volta affrancatesi dal lungo rettangolo possono solo iniziare maglioni, dato che nessuno propone altri capi. La maglia (bellissima, ma limitata e limintante) rasata resta regina incontrastata di questo campo, al limite lasciando spazio a poco colore sotto forma di ricamo a punto maglia, praticamente mai all'intarsio. Forse in un tentiativo di semplificazione che dovrebbe, teoricamente, essere appetibile per le novizie ma che, viceversa, rimane poco attraente e quindi non invoglia a iniziare un percorso di scoperta della maglia.
In questo contesto si è sviluppata una nouelle vague della maglia che, ormai affrancata dal portato utilitaristico, ha saputo fare della maglia non solo un moda ma anche un'attività ludica, edonistica e anarchica. Una sorta di maglia punk, che si ribella alle convenzioni fissate (o semplicemente le ignora) per lasciare la maglista libera di fare quello che vuole, di sperimentare come vuole con lo strumento prescelto.
Caduti i canoni che vogliono che la maglia si faccia in una certa maniera e solo così, cadute le norme che regolano la fattura, la costruzione vera e propria dei capi e quali capi (e oggetti!) si possano fare a maglia e quali no, il tricot è diventato attività dalla forte componente tecnica che supporta la creatività. La conoscenza delle tecniche non si limita più alle basi, utili per il maglione un po' sformato della nonna, ma si estende il più possibile per dare a tutte e tutti (perché altrove la maglia non è patrimonio esclusivo femminile, per fortuna) la possibilità di lavorare liberamente. Così i ferri e il gomitoli diventano non più utilitaristici strumenti della sopravvivenza familiare ma una sorta di kit da stilista domestico.
Allo stesso tempo, la maglia assume un valore extra come mezzo di socializzazione (mediante incontri stitch & bitch ma anche via Internet, grazie a forum e blog) e come prezioso strumento di rilassamento (knitting is the new yoga, si ripete ormai scherzosamente).
Ma l'Italia è ancora una sorta di terra di nessuno, un luogo in cui le nonne continuano sempre più stancamente a produrre capi informi e ragnatelosi che le nipoti ripongono negli armadi, mentre la maglia proposta rimane ferma a stilemi e mode stantii, limitati e limitanti.
Il capo unico e assoluto è e resta il maglione, la sciarpa è il capo elle principianti che, una volta affrancatesi dal lungo rettangolo possono solo iniziare maglioni, dato che nessuno propone altri capi. La maglia (bellissima, ma limitata e limintante) rasata resta regina incontrastata di questo campo, al limite lasciando spazio a poco colore sotto forma di ricamo a punto maglia, praticamente mai all'intarsio. Forse in un tentiativo di semplificazione che dovrebbe, teoricamente, essere appetibile per le novizie ma che, viceversa, rimane poco attraente e quindi non invoglia a iniziare un percorso di scoperta della maglia.
5 commenti:
sono parzialmente daccordo con te! e' vero che nel mondo anglosassone c'e' molta piu' scelta per le knitters pero', dire che in italia c'e' solo la sciarpa ed il maglione? hai mai provato a comprare una rivista tipo Benissimo (tanto per citarne una) o mani di fata? Ripeto qui (dove vio io) negli usa c'e' molta ma molta piu' scelta ma, l'italia non e' il deserto ^__-
e' un piacere leggerti
lore
Uhm.. Sì, ho provato (ecco, mgari non a comprarla, a sfogliarla e poi lsciarla lì).
Bentrovata! ^___^
beh! è vero che la sciarpa e più semplice, io ne ho fatte un bel pò ,ed è solo da ottobre che ho iniziato a fare maglia,ma secondo me se ti piace sperimentare cose nuove ,almeno dal mio punto di vista non c'è nessuno che ti fermi.Dovresti vedermi nel negozio di lana!!!! ,come non fa ha venirti la voglia di creare con tutti quei gomitoli dai bei colori soffici e morbidi!!! :)
È altresì vero che l'approccio "fai qualche sciarpa e poi vedi" non è l'unico possibile. Annie Modesitt ha iniziato da un maglione a intarsio a nonsobenequanti colori. L'ha finito poi è andata in un negozio e ha chiesto Mi potrebbe chudere il lavoro, che non so intrecciare le maglie?". Anche questo è un approccio perfettamente valido. Quindi, perché consigliare "impara facendo una sciarpa"? Di norma preferisco consigliare "impara facendo quello che immagini ti possa divertire di più fare".
ciao,
sono una serial knitter inconcludente (:-D)che vorrebbe saper leggere benissimo l'inglese (o avere amiche knitters con cui scambiare trucchi e traduzioni), perchè fra il mondo inglese e quello italiano non c'è davvero paragone, e credo che i magazine online come Knitty ne siano la prova più evidente... benissimo lo compro ogni mese, ma una cosa carina come la parrucca Hallowig, su una rivista italiana non troverebbe spazio nemmeno dopo una rivoluzione dadaista, temo...
baci
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